Antigone di Vittorio Alfieri
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Antigone, opera nella quale si concentrano in modo evidente le asperità del pensiero alfieriano, contrappone in modo mirabile le necessità della ragion di stato a quelle della logica umana: il sentimento è calpestato, utilizzato, soffocato, al servizio delle necessità di Tebe e strumentalmente utilizzato dal tiranno. In quest’opera il concetto di tirannide, così caro all’Alfieri, assume contorni definiti. Il Re Creonte è mosso da una fredda logica di tutela dello stato e dalla necessità di mantenere saldo il potere, non solo per sé stesso ma anche nella prospettiva della futura leadership del figlio. Sono questi gli obiettivi eminenti, più di quelli di odio e disprezzo nei confronti della famiglia di Antigone, che lo rendono crudele.
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